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Asilo nido sì o no?

Asilo nido sì o no: il grande dilemma che accompagna tutti i genitori, a volte per scelta altre per necessità. Meglio lasciare il bimbo a casa con i nonni o la baby sitter o mandarlo al nido?

Leggo ciclicamente articoli nei quali l’uno o l’altro esperto del settore (pedagogista, psicologo, neuropsichiatra infantile) sostengono come frequentare un asilo nido aumenti o diminuisca il quoziente intellettivo dei bambini (un recente studio tutto italiano condotto dalle professoresse Daniela Del Boca e Silvia Pasqua, docenti di Economia Politica all’Università di Torino ha rivelato che i bambini italiani che hanno frequentato il nido raggiungono un punteggio più alto in italiano e matematica alle prove Invalsi alle scuole elementari).  Io posso semplicemente raccontarvi la mia esperienza di mamma al terzo giro di nido, di mamma fortunata perchè nonni-dotata. La nostra è stata una situazione “privilegiata” per molte ragioni tra cui i nonni paterni disponibili a tenere i bimbi e un asilo nido pubblico (con una retta abbastanza alta da pagare, certo, ma non paragonabile a quella di una struttura privata) a 5 minuti da casa meraviglioso e con fantastiche educatrici.

Asilo nido: a quanti mesi? Qual è l’età giusta per iniziare?

Quando è nato Niccolò sono rientrata in ufficio poco prima dei suoi 6 mesi (era il mese di gennaio). Io e il papà abbiamo deciso quindi di lasciare alla nonna il ciccio-bombo fino al settembre successivo per poi mandarlo all’asilo. Lo stesso abbiamo fatto con Edo rimasto con i nonni fino a circa 15 mesi. Abbiamo preferito che i bambini andassero al nido già deambulanti e (un minimo) parlanti, non mi è mai piaciuta l’idea di un neonato all’asilo (ma ripeto, ho potuto scegliere, diversamente avrei fatto le mie valutazioni).

É giusto mandare i bambini all’asilo nido? Quali e quanti sono i benefici? E gli svantaggi? Come individuare la struttura migliore?

L’asilo nido ha decisamente cambiato (in meglio) i miei bambini, tutti e tre nel giro di pochi mesi hanno iniziato a parlare tanto e bene con un vocabolario molto ampio, ad interagire con i loro coetanei, a fare pipì sul vasino (grazie al prezioso aiuto delle maestre), a conquistare piccole autonomie: lavare mani e faccia da soli, saper mettere e togliere scarpe o ciabattine, stare correttamente a tavola, usare le posate, bere dal bicchiere dei grandi. Hanno imparato (il tutto rapportato alla loro età) il valore dell’amicizia, hanno provato un grande affetto per le educatrici, hanno capito che il nido era un posto caldo, sicuro ed accogliente dove poter trovare coccole, abbracci ma anche regole (un po’ come a casa). Insomma, nella mia esperienza di mamma di tre posso dire che il nido rende i bimbi smart. E aggiungo, permette loro di fare almeno un pasto al giorno completo e bilanciato: ieri, all’uscita da scuola, la maestra mi dice “Oggi Bianchina ha fatto il bis del risotto e poi alla vista del secondo – mozzarella e pomodori – ha detto posso pucciare il pane? E poi rivolgendosi ai suoi compagni – tu perchè non pucci il pane?” A casa non ha mai mangiato la mozzarella, nei due mesi estivi ha praticamente digiunato.

Credo che i nonni siano fondamentali per la crescita dei nipotini ma credo anche che non sia corretto delegare loro lunghe e intere giornate nella gestione di bambini così piccoli: le mille attività, esperienze, gli stimoli che un ottimo nido può dare ai nostri figli non potranno mai essere replicati da nonni che, poveri loro, non sono mica del mestiere. Curare un bimbo di uno o due anni dalle 7:30 del mattino alle 19 (e in più durante i lunghissimi mesi invernali) è pesante, complicato, a volte sfiancante e, non so voi, ma io dopo qualche ora (anche meno) sarei totalmente a corto di idee. E una baby sitter? Certo, dovrebbe avere una maggiore esperienza con i bambini ma c’è il rischio che i piccoli trascorrano poco tempo con i loro coetanei interfacciandosi sempre e solo con degli adulti.

Asilo nido part-time o tempo pieno?

Anche in questo caso sono stata libera di scegliere e ho optato per la prima soluzione (meno costosa ovviamente) che mi sembra un buon compromesso tra socializzazione e coccole dei nonni: i bimbi così piccoli si stancano facilmente e all’asilo, dopo pranzo, fanno un mega sonnellino. Bianca Zoe esce alle 13 (già mangiata) e si addormenta a casa o dalla nonna, nei pomeriggi di sole si va al parco, d’inverno con la pioggia si rimane al calduccio. Ho comunque provato anche il tempo pieno, Niccolò a 2 anni e mezzo usciva da scuola alle 16/16:30 e, anche in quel caso, si è trattato di un’ottima esperienza.

Ci sono tante variabili nella scelta tra asilo nido e baby sitter (o nonni): fattori economici e lavorativi, necessità organizzative stringenti; molte amiche hanno optato per una baby sitter a tempo pieno perchè nel caso in cui non ci siano nonni vicini o disponibili, le frequenti malattie dei bimbi possono poi diventare problematiche (sarebbe complicato avere una tata a chiamata sempre libera nell’ipotesi di febbre o malanni). Con l’asilo nido è sempre sempre necessario un piano B, nel mio caso sono stati e sono i nonni. Nel primo anno di frequenza, cari genitori, imparerete che quello che chiamavate raffreddore ante asilo non era un vero raffreddore: ci si ammala molto e spesso ed è per questo che il consiglio è quello di parlarne anche con il pediatra e sentire il suo parere in merito. All’inizio il bambino che frequenta il nido si ammalerà di più delle più comuni malattie pediatriche, a carico dell’apparato respiratorio e dell’apparato gastrointestinale ma, a lungo termine, il suo sistema immunitario si rafforzerà (e, si spera, anche quello di noi mamme).

E poi c’è un grosso problema tutto italiano: quello della carenza delle strutture educative pubbliche e dei servizi per l’infanzia; in Italia 8 bambini su 10 rimangono a casa per mancanza di posti o costi eccessivi, oltre il 90% dei bimbi che vivono in Sicilia, Campania e Calabria sono esclusi dalle graduatorie. L’Italia non è un paese per mamme e non è un paese per bimbi, le strutture sono poche e spesso vecchie, i posti disponibili soltanto il 22,8% di tutti i bambini della fascia d’età 0-3 anni e le mamme, in assenza di nonni e non potendo pagare una baby sitter, abbandonano purtroppo il mercato del lavoro per gestire i piccolini.

Certo, l’asilo nido è un delirio: nanerottoli in mezzo ai giochi. Arraffa il pupazzo. Mangia il libretto. Spingi il compagno. Pulisci con il mini Mocio Vileda. Fai la finta spesa di frutta e verdura. Tira i capelli alla maestra. Scaccolati.  Vai con la corsa agonistica di spingo il passeggino giocattolo attorno ai tavolini. Scappa giù per le scale. Batti batti le manineeee, fai volar le farfalliiineee, evvivaa, bravii!!!
 
Io sono ormai una veterana: conosco le regole, conosco le maestre, conosco le canzoni, ho la password segreta del gruppo whatsapp delle mamme. Bianca Zoe è una remigina, sarà un anno fenomenale me lo sento. Si accettano scommesse per il primo febbrone con antibiotico ogni 8 ore per 10 giorni entro ottobre e sesta malattia (pare si possa riprendere più e più volte) a novembre; dicembre è tradizionalmente il mese dell’otite: buon asilo nido a tutti!

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