Tre figli, tre caratteri, tre attitudini diverse, tre esperienze molto differenti sull’utilizzo del succhietto.
A Niccolò ho dato il ciuccio al compimento del suo primo mese di vita come da indicazioni dell’ostetrica che ci seguiva e aiutava per l’allattamento, non prima poiché lui era un bimbo molto piccolo (è nato a termine di 2800 gr) e faticava a ciucciare; avviare l’allattamento fino a portarlo “a regime” è stato impegnativo e ho preferito che, nei suoi primi 30 giorni, il mio piccolo si concentrasse sul latte. Quando gli ho proposto il ciuccio lo ha preso volentieri e questo ci ha aiutati a gestire qualche piccolo distacco dalla mamma, l’ingresso al nido a 12 mesi e i risvegli notturni. Niccolò ha amato il suo ciuccio con moderazione e equilibrio e, toglierlo, è stato facile e indolore; a 2 anni e mezzo abbiamo lasciato ciuccio, latte, carote e biscotti a Babbo Natale e in cambio è arrivata una fiammante bicicletta verde.
A Edoardo il ciuccio non è mai piaciuto, al fatidico primo mese (ho aspettato anche se con lui l’allattamento è stato molto semplice) gli ho mostrato il suo nuovissimo ciuccio e lui… si è girato dall’altro lato! Ci ho provato a lungo (ricordo la domanda terrorizzata del marito “E se non lo prende??”), ho miseramente fallito e per due anni non ho più dormito (mi piace pensare che sia stato a causa dell’assenza dell’amico ciuccio).
Terza figlia terza storia: non ricordo esattamente quando ho proposto il ciuccio a Bianca Zoe (con i terzi si sa, la memoria vacilla pesantemente, il cd. mum brain è ai massimi livelli!) ma so di certo che è stato amore a prima vista! Il ciuccio è diventato il suo fedele compagno di giochi, nanna, avventure al nido e ore trascorse lontano dalla mamma (BZ è decisamente la più mammona dei tre). Al mattino, prima di entrare in classe mi diceva – ciucciando vigorosamente, quasi aspirando per non perdersi nulla “Aspetta che do una bella ciucciata” e poi via ciuccio riposto nell’armadietto!
Lo scorso 5 giugno quando ho partecipato all’incontro organizzato da Chicco con il prof. Levrini, presidente vicario del Corso di Laurea in Igiene Dentale dell’Università degli Studi dell’Insubria, Bianca Zoe ciucciava ancora, a tre anni e 3 mesi. Il pomeriggio stesso, tornata a casa, ho indetto una riunione con papà e nonna decidendo un piano d’attacco per togliere il ciuccio. Detto fatto, la nonna lo ha portato accidentalmente con sé in Sicilia e ciao ciao amico ciuccio (ovviamente mi toccherà trovare una scusa plausibile quando, a luglio, andremo in vacanza e Bianca Zoe pretenderà la restituzione del maltolto). La mia bimba mi ha decisamente stupita, ha chiesto il ciuccio la prima sera piagnucolando un po’ ma ha ricevuto una dose extra di coccole da mamma e papà. Ha verbalizzato l’emozione provata (cosa sempre importante per i bimbi) dicendomi di sentirsi un po’ triste senza il ciuccio e, in un paio di giorni lo ha dimenticato senza fatica.
Sapevate che quasi il 77% dei bambini usa il succhietto? La suzione inizia già nei primi tre mesi di gestazione ed è un’esigenza primaria, naturale e fisiologica che deve essere garantita al bimbo (stimola la produzione di serotonina, l’ormone della felicità); è grazie alla suzione che il neonato si alimenta correttamente e che sviluppa la propria intelligenza emotiva. La suzione riduce il dolore e il fastidio (pensate a bimbi sottoposti a procedure invasive o dolorose) e contribuisce a ridurre il rischio di SIDS.
Sfatiamo un mito: il ciuccio non è un vizio!
Il succhietto è un fondamentale oggetto transizionale che consente la naturale e graduale separazione (transizione) dalla mamma e, in questo, non c’è nulla di negativo, anzi: i bimbi, infatti, alla nascita credono di essere una cosa sola con la loro mamma e grazie alla suzione riescono a riconoscere la loro individualità, è una fase necessaria per una crescita sana ed equilibrata.
Il succhietto va però usato correttamente: è importante attendere che l’allattamento sia ben avviato (proporlo quindi al bambino dopo circa 1 mese di vita quando non si rischia più che il bimbo si affatichi troppo ciucciando), non va usato durante un’otite media e il suo uso va progressivamente ridotto a partire dai due anni per essere interrotto ai 36 mesi (per non causare problemi di tipo ortodontico).
Quale ciuccio scegliere? Di che forma? In caucciù o silicone? Questi gli interrogativi più frequenti che si pongono i genitori.
Dare al proprio bimbo il ciuccio giusto è molto importante: PhysioForma™ è l’esclusiva forma progettata da Chicco per tutti i suoi succhietti, una forma che guida in alto e in avanti la lingua, la sua tettina ha una forma sottile, concava e rivolta all’insù con speciali rilievi che riproducono le rughe palatine.
PhysioForma™ fornisce quindi gli input giusti per la formazione di bocca e palato, stimola la muscolatura orale e promuove la corretta funzionalità della lingua e della bocca, di conseguenza favorisce il corretto sviluppo ortodontico e supporta la respirazione fisiologica (quella dal naso)
E il materiale? Caucciù o silicone? Entrambi i materiali sono validi e assolutamente sicuri! Il caucciù é un materiale naturale di origine vegetale, morbido, resistente e elastico (meno soggetto a lacerazioni ma anche meno durevole), il silicone é completamente igienico e indeformabile. Qualunque materiale si preferisca è fondamentale, per ragioni igieniche, sostituire il ciuccio ogni 2 mesi.
Il consiglio degli esperti é far scegliere il bimbo facendogli provare entrambe le sensazioni tattili: per questo Chicco ha creato la Try-me Box* contenente tre PhysioForma: due gommotti nei due diversi materiali e un succhietto con scudo rigido e leggero (per i bimbi più piccoli!), diverso materiale e diverso design ma stessa forma, unica e uguale per tutti. Dopo una fisiologica fase di adattamento il bambino preferirà naturalmente l’una o l’altra soluzione e noi genitori saremo sicuri e tranquilli di aver fatto la scelta migliore per il nostro bambino e…per noi!
*La Try Me Box contiene: 1 PhysioForma™ Gommotto in silicone, 1 PhysioForma™ Gommotto in caucciù, 1 PhysioForma™ Micrò.