Inizio oggi pillole di quarantena per genitori (e non) sregolati. Incontinenti. Ci ho messo un bel po’ a riprendere in mano la tastiera, ho preferito starmene in disparte mentre il mondo là sull’Internèt si dedicava a panificazione, biutirutine e messaggi di amore cosmico alla andrà tutto bene (per il momento tutto ciò che poteva andare male è andato peggio). Nonchè a dirette, tutto il giorno tutti i giorni mentre si panifica, ci si prende cura di se stessi, si canta dai balconi (grazie alle nostre ponderate scelte immobiliari non abbiamo vicini di balcone). Tutte cose che mi sono state profondamente sul cazzo. C’è una pandemia mamma, mi è concessa una parolaccia al giorno.
Il 22 febbraio siamo tornati dalla settimana bianca, tempo di disfare i bagagli e abbiamo ricevuto la comunicazione di chiusura delle scuole. Da allora siamo usciti 2/3 volte per supermercato, farmacia e per ritirare tutto il materiale scolastico rimasto in classe. Abbiamo sempre trovato slot liberi per la consegna della spesa a casa (spoiler, bisogna farlo in orario notturno un po’ come la richiesta all’INPS) e dal 4 marzo non abbiamo più messo piede al supermercato (e fuori dalle mura di casa).
“Quanto fa 60 per 5?” mi chiede mentre scrivo proprio adesso Niccolò, dall’orecchio sinistro mi arriva una musica vagamente spagnoleggiante montata su un video in russo che sta guardando Bianca Zoe vestita da farfalla, con calzini e sandali alla tedesca. Edoardo, nel frattempo, conta i centesimi raccolti con il topino dei dentini negli ultimi mesi, chiede se “i dollari esistono davvero” e annuncia di avere 156 centesimi. “Ma Hulk esiste davvero?”.
“Ma la strega che voleva mangiarsi Hansel & Gretel esiste davvero?” Vorrei rispondere che la conosco personalmente. In 46 giorni ho affinato “lo sguardo del rimprovero” accompagnato da un impercettibile movimento di bacino in direzione del bambino di turno erede del sempreverde monito anni 80′ “non farmi alzare che poi te le prendi”. Se vengo là sono cazzi (e siamo a due).
Non va poi male la nostra clausura, abbiamo creato una routine così ferrea da essersi trasformata in abitudine consolidata e confortante. Sento già i primi sintomi della sindrome di Stoccolma, mi sto alleando con la quarantena, sono a lei solidale non sono più la vittima e lei non è la mia carnefice.
Adesso è il turno degli alieni, Niccolò e Edoardo, in giardino senza maglietta (cosa – leggi cafonata – che solo la quarantena mi fa accettare, non c’è mai riuscita nemmeno la torrida estate siciliana) dibattono sulla loro esistenza. Forse esistono ma non amano farsi vedere da noi umani, bisogna spiarli da lontano con un binocolo da una collina molto alta. Ho la forte tentazione di chiedere a Nicco quanto sia alta una collina per definirsi tale, lo abbiamo studiato 2 settimane fa in geografia ma io l’ho già dimenticato.
Stamattina mi sono svegliata ripetendo la frase “l’impatto economico della bolla finanziaria” – stavo sognando elementi di macroeconomia. Adesso voglio solo un pensiero superficiale che renda la pelle splendida. Nel frattempo mi accontento dell’odierna consegna della tintura per capelli.
Piccoli consigli di piccole cose scoperte: se volete acquistare dei nuovi libri (volete vero?) scegliete di sostenere le librerie indipendenti attraverso il sito Libri da Asporto. Si tratta di una iniziativa sponsorizzata da un gruppo di 120 editori che sostengono le spese di consegna da parte delle piccole librerie di zona.
Se, invece (o in aggiunta) volete bere (perchè volete bere giusto?) Cantina Urbana consegna a Milano e provincia i suoi vini e dei Kit aperitivo profeticamente chiamati “Kit sopravvivenza” che contengono oltre ai vini prodotti nella cantina urbana sul Naviglio Pavese anche olive, taralli, zola, grana, coppa o salame. Io e Simone abbiamo ingaggiato Niccolò e Edoardo come baby sitter per Bianca Zoe e stiamo progettando un aperitivo soli in giardino (di casa eh). Hanno risposto che lo faranno solo in cambio di denaro, abbiamo ovviamente accettato.
A domani con nuove mirabolanti considerazioni dalla nostra interessantissima quarantena.