Oggi mi sono concessa una vacanza dal mio ruolo di insegnante di prima e terza elementare. Ufficialmente le vacanze pasquali sarebbero da giovedì a martedì ma – non esageriamo – 4 giorni saranno più che sufficienti. Non voglio che perdano il ritmo dello studio, non voglio che si sentano in vacanza perché, in effetti, questa quarantena sembra una vacanza. Complice il clima caldo trascorriamo tutto il giorno in giardino, grigliamo, pranziamo nel patio, io leggo, Simone suona, i bambini giocano; ci sono i gelati e gli spaghetti alle vongole, L’acqua termale, i giochi nuovi e le bibite ghiacciate, gli aperitivi con elicotteri sopra la testa e sirene nelle orecchie. Ci basta uno sguardo, a me e Simone, per provare lo stesso pensiero, ci abbronziamo in una vacanza a orologeria.
Non voglio dimenticare la nostra grande fortuna, le fortunE che ci accompagnano ogni giorno, salute, lavoro, spazi grandi e verdi. Certo, non vedo i miei genitori dal 26 dicembre e chissà ancora per quanto non li incontrerò ma mi sembra così oltraggioso preoccuparmene. Prendo il sole e un po’ me ne vergogno.
Spero piova prima o poi. Impareremo ad essere acqua e ci adatteremo ad un contenitore ogni giorno diverso.
Cambiamo prospettiva, abbandoniamo la lista di cose da fare e iniziamo quella delle cose da pensare. Il poter fare finirà prima o poi, il pensare diventerà la forma del nostro stare al mondo.